Di cose connesse a internet in grado di scambiare dati in modo autonomo, cioè senza l’intervento umano, si parla da circa vent’anni. La locuzione “Internet of Things” risale, infatti, al 1999, quando Kevin Ashton, assistente brand manager di Procter & Gamble, successivamente fondatore dell'Auto-ID Center al Massachusetts Institute of Technology, la coniò per primo.
Ma è solo negli anni più recenti che la tecnologia rappresentata da queste tre parole ha invaso le case, la società, il modo in cui vengono prodotte le cose.
Qualsiasi oggetto, almeno in teoria, può essere identificato da un indirizzo IP, connesso in rete e trasmettere informazioni e dati dei più disparati.
Le applicazioni di questa tecnologia hanno già aperto ampi orizzonti e molti sono ancora da esplorare nelle loro potenzialità.
Trattare i dati, elaborarli, arricchirli, usarli per costruire nuovo valore costituiscono una possibilità di sviluppo anche per il futuro del lavoro: industria, medicina, sicurezza, mobilità sono solo alcuni dei settori in cui trasversalmente si è insediata la tecnologia IoT in modo stabile.
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L'Internet of Things è alla base dell’industria 4.0, quella in cui macchine intelligenti, grazie alla connessione a internet, sono in grado di interagire sia tra di loro sia con gli esseri umani, scambiando informazioni e organizzando in modo automatico e autonomo la produzione.
In questi stabilimenti innovativi e tecnologici, l’IoT viene utilizzato per raccogliere dati utili a rendere più efficiente il lavoro, ridurre gli sprechi, ottimizzare i materiali, essere più efficienti dal punto di vista energetico, accelerare i tempi decisionali grazie alla disponibilità di informazioni in tempo reale, prevedere la necessità di manutenzione, gestire le giacenze, migliorare la customer experience…
Si tratta di una trasformazione non visibile ma che può avere un grande impatto sulla qualità del lavoro e sul bilancio economico dell’impresa.
Un cambiamento epocale che prende il nome di Smart Manufacturing.
La digitalizzazione e le nuove tecnologie consentono di creare nuovi modelli di business, dando continuità alla supply chain.
Un settore in cui la tecnologia IoT ha già apportato importanti miglioramenti è quello della medicina.
Wearable technologies, dispositivi smart, apparecchi di telemonitoraggio raccolgono informazioni utili per valutare lo stato di salute o il funzionamento di dispositivi medici salvavita.
Anche il lavoro del personale sanitario, grazie all’IoT, ha subito un’accelerazione verso la telemedicina.
La mobilità intelligente contribuisce a un nuovo modo di vivere la città, gli spostamenti, la sostenibilità.
Grazie all’Intelligenza Artificiale e all’internet delle cose, alla digitalizzazione, tutti gli aspetti della mobilità saranno modificati e migliorati: individui e mezzi si possono muovere in modo più sicuro, pulito, efficiente, riducendo gli sprechi di tempo e la congestione del traffico, assicurando una esperienza individuale personalizzata e migliore.
Gli ambiti in cui l'Internet of Things è una tecnologia abilitante sono molti:
Secondo le previsioni del “Worldwide Internet of Things Forecast, 2020-2025” di International Data Corporation, IDC, nel 2025 ci saranno oltre 55 miliardi di oggetti connessi.
Grazie anche all’evoluzione delle reti di comunicazione, come il 5G, nuove opportunità di mercato si creano, sia nel settore pubblico che in quello delle imprese: con la raccolta di grandi quantità di dati dagli oggetti connessi, l'offerta di servizi potrà essere ulteriormente implementata e migliorata.
Ma come si potrà partecipare al mercato del lavoro delineato dall’Internet delle cose? Quali competenze dovranno avere i professionisti del futuro?
Se i dati sono il cuore dell’IoT, saperli esplorare, maneggiare, interpretare sarà una competenza chiave. Il Data Scientist è una di quelle professioni destinate ad avere grande sviluppo ed è già molto richiesta.
Archivi pieni di informazioni sono disponibili, serve qualcuno preparato a esplorarli per cercare nuove risposte a domande che devono ancora essere poste.
Si tratta di una professione all’incrocio tra informatica e statistica, ma è importante anche una conoscenza approfondita del settore in cui opera.
È utile, quindi, una formazione ampia e competenze trasversali.
La crescita delle professioni, infatti, riflette la necessità di fattori ‘digitali’ e tecnologici, ma anche ‘umani’.
A livello globale, le opportunità di lavoro dipendono dall’adozione delle nuove tecnologie, tra cui l’IoT, e registrano un aumento della domanda:
Di pari passo, si conferma l’importanza dell'interazione umana: anche nell’economia del futuro sono destinati ad aumentare i posti di lavoro legati alla cura delle persone, le professioni che hanno l’obiettivo di migliorare il processo di vendita, l’esperienza utente, la produzione di contenuti, oltre ai lavori legati agli eventi e alla cultura.
Tuttavia, la maggior parte dei lavoratori svolgerà probabilmente un’occupazione che oggi nemmeno esiste.
A maggior ragione, sarà quindi opportuno avere una preparazione interdisciplinare, che risulta un fattore chiave di successo nei prossimi anni.
La capacità di operare in contesti culturali diversi, di essere produttivi anche con un network virtuale, la curiosità e l’abilità di connettersi agli altri e di trovare soluzioni nuove e disruptive saranno skill molto apprezzate.
Ci sono già molti corsi di formazione accademica e non che preparano figure professionali esperte nell’IoT, nei big data e nelle tecnologie digitali.
Si tratta di percorsi di studio che uniscono materie tecniche, come statistica e matematica, computer science, a competenze di management e preparano professionisti in grado di analizzare grandi insiemi di dati per indirizzare le decisioni strategiche di aziende e organizzazioni.
Esistono corsi per diventare specialisti nei settori delle tecnologie informatiche e digitali, utili per l'industria 4.0 e in Intelligenza Artificiale.
Ma più di tutto, essendo il mercato in rapida evoluzione, sembra che la parola chiave per il lavoro del futuro sia ‘flessibilità’.
Bisogna pensare alla formazione e all’aggiornamento come a un investimento.
Un dialogo sempre più aperto, costante e approfondito tra istituzioni e aziende sarà la chiave per offrire - e per scegliere - percorsi di studio in grado di fornire le competenze di volta in volta necessarie all’economia e alle imprese.
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