Ci sono innovazioni che fanno riferimento ad argomenti e temi particolarmente interessanti per la società.

La social innovation riguarda proprio il processo di sviluppo e implementazione di soluzioni efficaci a problemi sociali e ambientali impegnativi a sostegno del progresso.

È un termine relativamente recente che nasce per distinguere le innovazioni a carattere tecnologico da quelle che hanno come campo di azione problemi quali: l’invecchiamento della popolazione, la disoccupazione, le diseguaglianze, le nuove forme di povertà, l’immigrazione, i cambiamenti climatici...

L'innovazione sociale comporta la progettazione e l'implementazione di soluzioni che, in ultima analisi, mirano a migliorare il benessere degli individui e delle comunità. 

Per sfruttare appieno il potenziale dell'innovazione sociale, è necessario un quadro politico abilitante che sostenga le azioni di enti, associazioni, imprese, privati nell’attuare soluzioni socialmente innovative, che rafforzano la resilienza territoriale e migliorano la risposta a cambiamenti futuri.

L’innovazione sociale come atto collettivo

Questi fenomeni che caratterizzano la nostra epoca richiedono soluzioni rapide a problemi che stanno diventando sempre più urgenti.

La necessità di una innovazione del sistema del welfare tradizionale, per esempio, sta generando nuove forme di azione collettiva, che mettono al centro dell’azione gli attori della società civile e forme spontanee di auto-organizzazione, in sostituzione di forme di organizzazione molto strutturate e gerarchiche.

Ma allo stesso tempo, la leadership svolge un ruolo strategico nell’orientare e gestire gli spazi dell’innovazione sociale

In questi anni, il ruolo del leader si è evoluto ed ha assunto una dimensione collettiva. Infatti, è ritenuta efficace l’azione di più soggetti per trasformare un’intuizione in una pratica ed è proprio dalla collaborazione e contaminazione di mondi diversi che sono nate le esperienze più interessanti.

Tre dimensioni dell’innovazione

L’innovazione sociale si sviluppa perseguendo le novità, ma anche creando alleanze con altri attori e sviluppando relazioni che creano valore sociale.

La social innovation fa riferimento solitamente a tre prospettive: innovazione individuale, movimenti per il cambiamento, organizzazioni innovative

Innovazione e ispirazione

Quando il cambiamento sociale è il risultato di un processo guidato da un numero ridotto di individui, che si distinguono per il loro ingegno e la loro capacità visionaria, si parla di innovazione individuale.

Ci sono storie affascinanti e di grande ispirazione, che mostrano come queste persone abbiano raggiunto, pressoché da sole, risultati quasi inimmaginabili. 

Movimenti per l’innovazione sociale

Ma le innovazioni sociali con il maggiore impatto sono dovute, almeno nell’ultimo mezzo secolo, a movimenti che hanno coinvolto milioni di persone che, insieme, hanno dato vita a un enorme numero di progetti e contribuito alla diffusione di nuove idee.

In questi casi, il lavoro di squadra, il coinvolgimento, il senso di appartenenza e identificazione hanno fatto la differenza. Il numero di questi movimenti è in continua crescita e, sempre di più, questi hanno assunto una dimensione transnazionale.

Organizzazioni innovative

L’innovazione può anche riguardare la dimensione organizzativa. Non necessariamente nasce all’interno di nuove organizzazioni, più spesso è il frutto di rinnovamento e di cooperazione tra organizzazioni preesistenti. 

Leader e leadership condivisa

Nell’era in cui sbocciano numerosi movimenti per l’innovazione sociale, la leadership si sviluppa lungo l’asse dell’ispirazione e della motivazione. Le capacità analitiche e di problem solving sono importanti, ma il vero leader deve soprattutto tracciare la strada, diventare un modello, ispirare. 

Nelle organizzazioni, quindi, la dimensione relazionale deve essere connessa a quella della produttività. Il mito del leader solitario non è più attuale: la struttura piramidale con un vertice viene sempre più spesso ed efficacemente sostituita con un modello organizzativo ‘circolare’, in cui al centro c’è il leader e tutto intorno i collaboratori.

Le organizzazioni diventano di conseguenza più flessibili e il motore delle attività è il lavoro di squadra. In questo contesto meno strutturato e formale, le abilità del leader devono basarsi soprattutto su competenze relazionali: capacità di facilitazione, ascolto attivo, comunicazione empatica, decision making condiviso saranno sempre più importanti. 

Un buon leader è colui che sa creare il necessario coinvolgimento di tutti i collaboratori, intercettando le esperienze di ognuno e valorizzandole per ottenere risultati migliori.

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