Le sfide che il futuro ci spinge ad affrontare non risparmiano nessun settore, nemmeno il terzo.

Anche le organizzazioni formalmente costituite, che non distribuiscono profitto e si avvalgono dell’opera di volontari devono adeguarsi ai cambiamenti in atto per sopravvivere e continuare a svolgere il loro ruolo:

Organizzazioni no profit, ONG, club sportivi, fondazioni, comunità, organizzazioni artistiche e culturali, sindacati, partiti politici, associazioni professionali, congregazioni religiose patronati… hanno bisogno di professionisti specializzati, in grado di operare in un contesto di innovazione e accelerazione tecnologica. 

Il Terzo settore deve diventare partner di altri enti, sviluppare collaborazioni con pubblico e privato perché “nessuno si salva da solo”.

 

La riforma del Terzo settore e le opportunità da cogliere

Il Terzo settore svolgerà un ruolo fondamentale in futuro nel panorama sociale e in quello economico. Nell’evoluzione in corso, i temi centrali del ripensamento di questo settore sono: 

  • governance, 
  • nuove forme di fundrasing, 
  • misurazione dell’impatto sociale delle iniziative come strumento di promozione.

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Imminente, intanto, in Italia è la Riforma del Terzo settore, una sfida che inizia con la formazione del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, rimandata al 31 maggio 2022.

Una Riforma che impone di superare certe carenze organizzative e di qualificare il proprio operato, imparando a leggere gli scenari che si stanno delineando, sia in termini di sfide da superare che di opportunità da cogliere.

Per svolgere un ruolo da protagonista e portare avanti i propri obiettivi di promozione sociale e culturale, il Terzo settore deve avvalersi di professionalità e tecnologie che gli consentano di agire nel mercato quasi come un’azienda, perché di fatto è guidata dal raggiungimento di obiettivi e finalità, anche se sociali e non economici.

La governance diventa quindi un elemento fondamentale, per fornire una gestione organizzativa improntata alla trasparenza e alla rendicontazione. La buona governance è uno strumento per valorizzare il proprio operato.

 

Pandemia e Terzo Settore

In una situazione di emergenza inaspettata e dalle proporzioni inimmaginabili, lo Stato ha dimostrato di agire in ritardo e spesso con passo incerto.

La necessità di solidarietà sociale e di difesa è stata sostenuta da una moltitudine di organizzazioni che hanno garantito la continuità dei servizi sociali essenziali.

Accanto ai servizi ‘ordinari’ sono sorte nuove iniziative, azioni volte ad alleviare criticità del momento e difficoltà che stanno diventando croniche e sistematiche. 

Il mondo del volontariato costruisce reti di prossimità per l'assistenza sul territorio alle persone più fragili, isolate, in difficoltà.

Ascolto ai bisogni delle persone e fantasia nel creare soluzioni originali sono le risorse su cui conta il Terzo settore. La domanda da porsi è se questo attivismo potrà essere mantenuto in futuro e, anzi, potenziato, grazie anche alle connessioni con area pubblica e ‘mercato’. 

 

Il terzo settore quale incubatore e acceleratore d’impresa

L’innovazione deve essere equa e generativa. Non ci sono altre opzioni e la situazione pandemica lo ha dimostrato con ancora più forza e chiarezza. Le idee devono essere associate a un valore, a un significato, che non può essere che l'integrazione e il miglioramento per tutti. 

Cura, assistenza e promozione, attività tipiche del Terzo settore devono ibridarsi con le azioni tipiche della attività profit, adattandosi ai bisogni della comunità di riferimento.

Le prassi imprenditoriali servono quindi a intercettare possibili linee di sviluppo anche per il Terzo settore: l'economia cosiddetta sociale è una delle traiettorie di politica e innovazione da perseguire.

Per il futuro le sfide da affrontare, anche nel Terzo settore riguardano:

  • la trasformazione digitale;
  • il rafforzamento patrimoniale attraverso finanza specializzata;
  • il trasferimento tecnologico;
  • lo sviluppo di azioni di partenariato non profit-profit

 

In Italia sono circa 350 mila le organizzazioni del Terzo settore e costituiscono un acceleratore di impresa diffuso sul territorio. Proprio questo settore può svolgere quindi un ruolo importante nella creazione di valore economico e welfare.

Inoltre, proprio una economia basata sul sense of purpose può disegnare un nuovo mercato, più equo, dove l’innovazione possa disinnescare il potenziale di diseguaglianza e divisione sociale nascosto tra le pieghe del green new deal. Su questo tema, leggi anche l'articolo "Sostenibilità ambientale e lavori del futuro: che rapporto c'è".

 

Big Data, AI, blockchain e digitalizzazione nel Terzo settore

L’utilizzo di strumenti nuovi, come per esempio l'Intelligenza Artificiale, i Big Data, la Quantitative Analysis, l’impiego di tecnologie sempre più abilitanti potenzia la capacità di rilevare la domanda dei territori e di qualificare l’offerta in base alle esigenze effettivamente rilevate. 

Internet e i social media sono uno strumento per lo più acquisito e testato per diffondere informazioni, procedure, sensibilità, per informare sugli eventi, raccogliere iscritti e fondi, aumentare la visibilità.

A questo livello, la digitalizzazione del Terzo settore è già avviata e con la pandemia ha subito un'accelerazione.

Ma esistono anche altri modi per sfruttare la tecnologia a favore di cooperative, fondazioni, organizzazioni e associazioni.

Oggi è tecnologicamente possibile geolocalizzare povertà, fragilità, bisogni specifici.

Inoltre, possiamo presumere che in futuro questi bisogni sociali aumenteranno perché la popolazione anziana è in aumento, le migrazioni continueranno, le patologie sociali diventano sempre più complesse.

Tutti questi dati possono consentire di passare dall'emergenza alla progettazione

 

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